Libro Giallo - Incipit - Gli Spettri del Natale
Scritto da Polpetta
Era uno degli inverni più rigidi che la storia abbia mai ricordato.
Era uno degli inverni più rigidi che la storia abbia mai ricordato.
Per [Skyfallash City] si preparava un Natale sotto zero. Dalla
montagna di neve una nuova glaciale eruzione si riversava su di essa e non
accennava ad allentare la sua morsa di acqua e di vento. L’aria era
impalpabile, tersa e cristallina, un abbraccio gelido graffiava il viso come se
minuscoli folletti delle nevi armati di spade di ghiaccio si volessero
vendicare dell’indifferenza umana.
Sollevai il bavero del cappotto e con la mano lo strinsi
attorno la gola. Un’altra sigaretta accesa finì tra le labbra mentre l’ultima
non era ancora caduta a terra. Sospirai a fondo altre due boccate di denso
veleno quindi ripresi la mia strada. Il rumore dei mie passi era netto ma
stranamente lento e distante come i secondi del conto alla rovescia che
scandivano gli ultimi schifosi istanti di quell’anno agonizzante. La gente
intenta per gli ultimi acquisti, qualche giorno dopo sarebbe stata li a
brindare sulla sua carcassa. Il Natale mi rendeva sempre ottimista: dopo tutto
l’anno non era finito, poteva andare ancora peggio. Guardavo negli occhi chi mi
passava accanto. Con indifferenza. Vedevo spettri silenziosi fluttuarmi vicino,
nulla contavano. I silenti “Spettri del Natale” tornati dall’aldilà in
occasione dell’Apocalisse, e già in lotta nell’Armageddon degli acquisti. Il
mondo stava veramente finendo, o forse il vero inverno era dentro di me.
Svoltai per Worse Street, il “Red Seal” non era
lontano.
Dai tombini dei vicoli si alzavano grigi vapori prodotti
dagli scarichi. Forti esalazioni di zolfo disorientavano i sensi. Sembrava che
giù all’inferno ci fosse una festa, forse anche li si preparavano al caldo
Natale. Nella tasca stringevo la lettera che mi aveva condotto in quel luogo. In
quel momento ignoravo che potesse essere più di quello che sembrava: un invito
personale indirizzato proprio a me per quella festa. Fino a quel momento non
sapevo che, invisibile tra e righe, un più oscuro messaggio scritto col sangue annunciava che “Il Signor [Nik Fortune] era
ufficialmente invitato alla tetra veglia che si sarebbe tenuta al 666 di Averno
Plaza. Firmato L”.
Gli spettri si facevano sempre più radi ed una nuova città
mi si presentò davanti. La città fantasma.
Era ormai sera e la città doveva essere un enorme albero
illuminato, ma non in quelle strade in cui la luce non osava avventurarsi
neanche di giorno. In fondo al vicolo una piccola insegna al neon indicava la
mia meta. Una flebile scritta rossa lampeggiava sulla porta. Il “Red Seal”, una
bettola da quattro soldi, frequentata da ubriachi e tossici. Passai accanto ad
un altro tombino e guardai giù, “forse la sotto se la passavano meglio”.
Giunsi davanti alla porta. “C’è ancora tempo”, pensai,
”prima il dovere poi il piacere”.
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